Il territorio

L'oasi e la riserva naturale del Golfo di Orosei

Dalla montagna al mare

In Italia si parla tanto della bonifica delle Paludi Pontine ed anche di quella della Maremma. Non si ricorda mai, o quasi, della piana di Orosei. Lì, in quello che sembrava il paradiso, c’era imperterrita il regno della zanzara anofele, che distribuiva malaria a tutto spiano, frenando, di fatto, uno sviluppo ordinato del territorio. La maggior colpa ce l’aveva il fiume Cedrino, sempre insofferente agli argini, sino al 1950. Beh, se a Orosei c’è un decennio da festeggiare per l’inversione del destino del paese, è proprio quello, e parte con la regimentazione del Cedrino, la costruzione di argini, che il fiume ha qualche volta distrutto, indisciplinato com’è, ed anche con la costruzione di canali di scolo, sì da eliminare ristagni di ogni tipo. Capita poi che il miglioramento della situazione idraulica, e quindi sanitaria, arrivasse, sino alla metà degli Anni Settanta, ma questo sembra ormai essere un dettaglio perché da allora, lentamente, si è assistito alla crescita turistica della città, che poteva mettersi alle spalle secoli di triboli e avvenire incerto. Il turista arriva volentieri a Orosei: è bella ed accogliente, il mare fantastico, il mito della foca monaca davvero stringente. Si può crogiolare in bellissimi arenili, inebriarsi di profumo di pino, anche se non è autoctono, ma ormai lo sta diventando, assaporare il mirto, guardare con ammirazione le strane "foreste” di eucalipti, piante australiane, utilissime nelle zone di bonifica per la loro capacità di assorbire l’acqua. Il tutto fa di Orosei e del suo sbocco a mare, un unicum, davvero importante, un mix che ormai è diventato meta incessante di visitatori. Ed anche gli stagni, ormai bonificati vedono troupe di fotografi, dilettanti e professionisti, disposti ad osservare per ore, la vita che vi si prolifica, per trasportarla su pellicole o byte. E il Cedrino? E’ ancora un bel fiume, amatissimo a Orosei, al quale hanno perdonato tutto.

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